Campo pieno d'erba su cui guida un trattore

Sovraffollamento intensivo: tra allevamento ed agricoltura

Albero di arancio decorativo

Al giorno d’oggi è facile dare per scontato avere sempre qualcosa da mangiare in casa in qualunque momento della giornata. Questo in realtà si tratta già di un lusso riservato solo a noi occidentali e non scontato per la popolazione del resto del globo. In più, considerando come viene prodotto il cibo che consumiamo ogni giorno e i rischi che queste pratiche produttive provocano, faremo bene a iniziare ad accettare l’idea che questa nostra abitudine non potrà durare ancora a lungo.

Al giorno d’oggi è facile dare per scontato avere sempre qualcosa da mangiare in casa in qualunque momento della giornata. Questo in realtà si tratta già di un lusso riservato solo a noi occidentali e non scontato per la popolazione del resto del globo. In più, considerando come viene prodotto il cibo che consumiamo ogni giorno e i rischi che queste pratiche produttive provocano, faremo bene a iniziare ad accettare l’idea che questa nostra abitudine non potrà durare ancora a lungo.

Come viene prodotto quello che mangiamo ogni giorno?

Ad oggi circa il 40% del suolo terrestre è dedicato alla produzione alimentare umana. Di questo 40%, oltre il 70% è costituito da allevamenti e agricolture intensive. Per agricoltura intensiva intendiamo “un'attività economica che si propone di mettere in atto dei processi in grado di produrre, nel modo più razionale, efficiente e conveniente, dei beni primari richiesti dal mercato. L’agricoltura intensiva si ripropone di ottenere il massimo rendimento per ettaro.”

Questo tipo di attività avviene però utilizzando tecniche ben lontane da quella che si possono definire far parte della “agricoltura biologica” che invece pone al centro il terreno in cui crescerà il prodotto che poi troveremo sulle nostre tavole. In quella intensiva infatti, complice una crescente domanda mondiale di cibo (basti pensare che entro il 2050 la domanda di cibo aumenterà del 70%), vengono utilizzati strumenti non in grado di salvaguardare il suolo e la biodiversità del terreno su cui viene applicata.

Pesticidi e fertilizzanti chimici uniti a coltivazioni a monoculture infatti portano grandi risultati in termini di produttività ma anche grandi danni in termini di sfruttamento del suolo e inquinamento. Infatti una conseguenza diretta di questa pratica è il degradamento del suolo che la ospita, che diventa povero di risorse naturali e, lentamente, sempre più arido e inutilizzabile.

Un rischio per tutti

Il costante e crescente degradamento del suolo dovuto all’agricoltura intensiva e ad altri fattori climatici mette a rischio la stabilità mondiale a 360 gradi. La diminuzione dei terreni coltivabili e la minor produttività di quelli rimasti tali si traduce inevitabilmente in una diminuzione drastica delle risorse alimentari a disposizione della nostra specie e provoca, d’altrocanto, una crescita esponenziale del prezzo di queste risorse. Con la popolazione umana che cresce a un ritmo di 78 milioni di persone all’anno non è difficile quindi immaginare uno scenario allarmante in cui tutti saremo coinvolti.

Ad oggi infatti l’estensione dei terreni degradati è difficile da calcolare con precisione ma, secondo le stime di Science, questa unità potrebbe raggiungere i 6 miliardi di ettari di terreno ormai degradati.

Oltre all’agricoltura intensiva l’altro grande responsabile della degradazione del suolo, o desertificazione, è il cambiamento climatico. Di quest ultimo ne avrete già ampiamente sentito parlare su blog e articoli dedicati al clima ma vi basti sapere che una delle principali cause di esso è proprio la produzione alimentare umana.

Oltre all'agricoltura intensiva, una delle principali cause di questo sono gli allevamenti intensivi e, in generale, l’industria della carne. Basti pensare che ogni anno vengono macellati oltre 770 miliardi di animali per soddisfare il nostro fabbisogno di carne. Da questa cifra esorbitante e non del tutto assimilabile per le nostre menti (provate ad immaginare così tanti animali tutti assieme) proviene oltre il 15% dell'emissione globale di gas serra.

Campo coltivato con verdure verdi

Agricoltura Intensiva @ ARCA.BIO

Cosa possiamo fare?

La scelta di procedere con allevamenti o agricolture intensive riguarda principalmente le grandi industrie e non noi singoli consumatori. Nonostante questo però quello che noi possiamo fare è agire attivamente sulla domanda di questi prodotti, cercando di diminuirla drasticamente.

Prediligere prodotti biologici, che oltre a rispettare l’animale rispettano anche il terreno sul quale questo viene nutrito o coltivano inizia ad essere sicuramente una scelta essenziale per tutti.

Inoltre limitare il consumo di carne porterebbe a una diminuzione della sua produzione e quindi di tutto l’inquinamento che ne deriva, oltre che diventare un beneficio evidente per la salute.


Alessio, autore del post
  • Autore: Alessio De Pellegrin
  • Data pubblicazione :
  • Categoria : Progetti e Studi

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